lo straniero (1946)

 LO STRANIERO (1946)



DATA DI USCITA: 10 Luglio 1946 (USA), 22 Agosto 1947 (ITALIA)

REGIA: Orson Wellles 

SOGGETTO: Victor Trivas

SCENEGGIATURA: Orson Welles, John Houston, Victor Trivas, Decla Dunning,Anthony Veiller

PRODUTTORE: Sam Spiegel

FOTOGRAFIA: Russel Metty

MUSICHE: Bonislau Kaper

MONTAGGIO: Ernest Nims

ATTORI: Orson Welles, Loretta Young, Edward Robinson,Richard Long


TRAMA:

Un investigatore incaricato di ritrovare tutti i criminali nazisti per portarli a processo, decide di liberare uno dei prigionieri per arrivare al suo capo spietato chiamato Franz Kindler. Una volta raggiunto il luogo dove si trova quest'ultimo, incomincera' una spietata caccia all'uomo ed un enigmatico conflitto.


RECENSIONE:

Orson Welles, dopo un periodo piuttosto prolifico come attore, riprova alla regia (teoricamente la quarta prova, ma praticamente la terza dopo l'orgoglio degli amberson). Il risultato non e' affatto male,ma siamo lontani da capolavori come QUARTO POTERE.La storia firmata a piu' mani, affronta il tema della "fuga nazista", e di un periodo buio, ove il nazismo ormai e' caduto e tenta in qualche modo di sopravvivere nascondendosi e plagiando gradualmente le realta' circostanti cambiando identita' ma non essenza.Welles non rinuncia a piccole peculiarita', le riprese che immergono nell'ombra i personaggi(nella scena iniziale dove il prigioniero viene seguito), ed il clima di tensione e' ben congeniato, dal prigioniero in fuga inziale,a Welles e i suoi "occhi spalancati", all'immagine sempre di quest'ultimo che si avvicina alla moglie dormiente e si ingigantisce la sua ombra(il suo lato oscuro ovviamente).Pertanto il tutto si svolge pero' troppo "lentamente", la cittadina ritarda molto l'azione, e tutto si gioca su sguardi di parole non dette,pensieri non espressi, lunghi silenzi, e l'orologio del paese rotto sembra proprio dichiararlo.Ci si trova infatti in un film che sembra essenzialemente senza tempo(se non vi fosse il riferimento nazista, si faticherebbe a capirne il periodo preciso), e dove l'azione lascia lo spazio all'immaginazione, magistrale la dichiarazione di Welles alla moglie ove racconta dell'omicidio del suo amico e del cane, giustificandolo con una sorta di gioco psicologico. Infatti il film e' un viaggio nella mente di Franz, del tempo nazista morto( che infine lo uccidera' proprio come la morte del nazismo metaforica da parte del tempo), ma anche di identita' sepolte( la frase io eseguivo degli ordini, ancora una volta un'identita' meccanica), che fuoriescono e che vorrebbero ancora riviviere quel clima ove si era "veri tedeschi". il tema principale dunque del film e' l'identita' sepolta ed il tema del doppio, mischiato al tema del tempo e metaforizzato da un orogolio che scandisce le dinamiche e che termina (letteralmente) la vita del nazismo.Nonostante Welles diriga un film che a prima vista coinvolge e colpisce, mancano comunque alcune piccole particolarita'. In primis il detective sembra un personaggio troppo poco credibile, poco "duro" e troppo lontano dal clima noir.Welles regge la parte, e senza dubbio ha la giusta credibilita',ma nonostante tutto sembra incompleto, forse quel suo lato troppo "aristocratico" nel film oscura una sua personalita' ben piu forte( come ad esempio quella di Kane in quarto potere oppure  quella del capo della polizia in Terrore sul mar nero), e la storia seppur decolla gradualmente fino al finale senza dubbio magistrale, ha momenti di blocco ove l'azione sembra essere ferma e poco dinamica.Nel complesso il ritorno di Welles alla regia e' ben curato, ma non ancora eguale, ne al livello del  suo esordio


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