l'orgoglio degli amberson (1942)

L'ORGOGLIO DEGLI AMBERSON (1942)


USCITA: 10 Luglio 1942(Stati Uniti), 2 Ottobre 1948 (Italia)

REGIA: Orson Welles

SOGGETTO: Booth Tarkington (dal romanzo omonimo)

SCENEGGIATURA: Orson Welles

FOTOGRAFIA: Stanley Cortez

MUSICHE: Bernard Hermann

TRAMA
La ricca famiglia Anderson vive vicende sentimentali molto contrastanti, Isabel sposa un uomo ricco,rifiutando a malincuore un altro uomo meno benestante, e poco dopo reincontrandolo se ne pentira'.Molti anni dopo il figlio Goerge si innamora della figlia di quest'ultimo, ma non sara' facile nemmeno questa storia.E come un fiume in piena,anche la morte della povera Isabel portera' novita' tragiche che porrano la fine della famiglia Amberson.Ma il destino dara' un segnale molto importante che aggiustera' le cose.

RECENSIONE
Orson Welles firma la sua seconda opera cinematografica come regista, e senza dubbio siamo di fronte ad un film molto interessante, che merita un approfondimento specifico.Prima di tutto la storia e' tratta da un romanzo di Booth Tarkington, ed ha come protagonista assoluto l'orgoglio. Prima di tutto, fin dall'inizio la scena "documentario"(che sembra fare il verso all'opera precedente di Quarto potere), e' ben narrata, ed immerge lo spettatore nell'atmosfera in modo del tutto inusuale ma originale allo stesso tempo.Dopodiche la storia riprende in modo molto diretto,dall'infanzia di George, che sembra essere un piccolo "Kane", e qui Welles usa delle riprese dal basso proprio a dimostrare che lo spettatore deve immergersi nella persona del bambino.Dopodiche si passa quasi sempre a riprese chiuse,proprio come il castello di Kane in Quarto potere,che sembra rievocare.Gli spazi sono chiusi proprio come i protagonisti,poiche come ben si nota,non possono mostrare sempre i loro sentimenti,anzi, spesso ne sono frenati,inziando da Isabel, e proseguendo per  Eugene,e questo induce lo spettatore a visionare un "gioco di orgoglio" ove i protagonisti sembrano imprigionati nel dolore di una casa senza anima, e non riescono a fuggire,arrivando anche a morirci dentro(la stessa Isabel), e George che per gelosia(forse la stessa che aveva avuto Kane in quarto potere?) non la lascia libera di vivere la sua storia con Eugene.Tutto sembra rievocare una specie di seguito di Quarto potere, persino i personaggi ricalcano alcuni aspetti.Eppure la pellicola,nonostante la bravura di Welles si e' rivelata un gran insuccesso di pubblico.Il problema principale e' stato senza dubbio il taglio della produzione che ha imposto un finale diverso(montato da Robert Wise) ed ha probabilmente "distrutto" il film di Orson.A partire dal finale "happy ending", che smonta la poetica del regista americano estremamente fatalista e "shakespeariano". Gli attori mancano di spessore, eccetto un ottimo Joseph Cotten, e la zia Agnes Moorehead, che sena dubbio reggono perfettamente la parte. La storia ad ogni modo e' narrata in uno stile ottimo,sia della fotografia, che della scenografia sempre molto ben curata,ma l 'esigenza di affondare maggiormente in alcuni personaggi(come quello di Fanny ad esempio,che poteva divenire quasi uno "iago") si sente, e manca notevolmente la personalita' di Welles come attore che avrebbe dato una marcia in piu' a tutto il film.Non ci troviamo di fronte al capolavoro di Welles,ma comunque ad un ottimo film che riesce a mostrare il tema dell'orgoglio in molti modi(dalla compagna di George che si fa vedere felice della sua partenza per poi svenire,a Eugene ormai arreso all'evidenza di non poter mai piu avere una relazione con la donna amata). Di Welles forse non ci sara' ne' il finale ne' gli attori adeguati ad alcune parti,ma rimane un pezzo della filmografia Wellsiana da rivalutare adeguatamente.



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